Carissimi fratelli e sorelle, in questi giorni ho ricevuto una m@il da un'associazione che conosce il mio impegno a difesa della vita e della libertà di pensiero.
Siccome vi voglio bene e vi stimo desidero condividerla con voi.
Caro Andrea Elia,
lo scorso 28 dicembre il medico e attivista pro-vita Jesus Poveda, medico psichiatria e professore presso l'Università Autonoma di Madrid, è stato arrestato durante lo svolgimento di una protesta pacifica effettuata dinanzi a una clinica abortista nella capitale spagnola.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia ACI Prensa, il dottor Poveda ha detto di essere stato trattato "come un delinquente pericoloso”.
Presidente delle Associazioni pro Vita di Madrid, Poveda ha raccontato che da 25 anni tutti i 28 dicembre – giorno in cui si celebrano i Santi Innocenti – organizza un sit-in pacifico davanti alle porte della clinica Dator, uno dei centri abortisti più importanti di Madrid.
Mentre si svolgeva la tradizionale e pacifica manifestazione, cui hanno partecipato una decina di persone, il dottor Poveda è stato arrestato per disobbedienza e resistenza a pubblico ufficiale e trasferito presso l'Unità intervento della polizia di Moratalaz dove solitamente “portano i detenuti più pericolosi".
Aiutaci a portare avanti le battaglie in difesa della Vita. Dona adesso e riceverai in omaggio un copia del Calendario 2016 di Generazione Voglio Vivere!
Nonostante le difficoltà, il dottor Poveda ha detto che lo scorso 28 dicembre è stata una "bella giornata", perché durante il sit-in due donne hanno deciso di non abortire quel giorno.
La vicenda spagnola ci insegna che gridare la verità dai tetti ha un costo che può mettere in pericolo persino la nostra libertà individuale, ma che se questo prezzo equivale a salvare delle vite innocenti allora ne vale la pena.
Cordialmente,
Samuele Maniscalco
Responsabile Campagna Generazione Voglio Vivere
Carissimi fratelli e sorelle, se potete fate girare questa mia lettera. La vita umana va difesa dal momento del concepimento al momento del trapasso. Nessuno può decidere della vita altrui e niente può toglierci la voglia di vivere perché siamo figli del Dio della Vita.
Un abbraccio.
Andrea Elia Rovera
sabato 16 gennaio 2016
sabato 9 gennaio 2016
In Chiesa non si fanno applausi. La Chiesa non è un teatro!
Carissimi fratelli e sorelle, questa sera mi è stato segnalato un importante articolo sulla bruttissima e nefasta abitudine di applaudire in Chiesa come se si fosse ad un concerto di Vasco. Ho deciso di riportarvelo per aiutarvi a capire perché non si applaude in Chiesa.
La Messa è finita. Nel senso che ormai pare stia andando a farsi benedire l’osservanza delle più elementari norme liturgiche. Che non ci sia più religione in alcune celebrazioni eucaristiche è una questione seria. E padre Serafino Tognetti, monaco e primo successore di don Divo Barsotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo provocatorio volumetto. In appendice a un testo denso di stupore per il paradosso del cristianesimo la cui forza si sprigiona nella debolezza («Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica e moderna, studiate tutte le religioni del mondo e ditemi se trovate un re-agnello o una divinità che si faccia mite, vittima») ecco alcune osservazioni appassionate sulla realtà sconfortante di certe Messe odierne. Sotto la sua lente finisce quindi l’uso «ultimamente in voga» di applaudire in chiesa.
Il tema non è nuovo. Già Joseph Ratzinger nell’Introduzione allo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe l’applauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso».
Sulla stessa scia padre Tognetti: «Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Con l’applauso si sposta l’attenzione: si celebra l’uomo al posto di Dio». Non siamo di fronte a un cantante, a un calciatore o a un funambolo del circo, rimarca con ironia l’autore. «Nessuno applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o nell’osservare ammirato il volo degli uccelli nel cielo. L’applauso è sempre in relazione agli uomini, quando fanno qualcosa di bello, qualcosa che ci piace». Ma il protagonista per eccellenza della celebrazione è Gesù: "Probabilmente sotto la croce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel momento della Resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era dormiva (le guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa: morte e Resurrezione? La Messa è il Sacrificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore, nella preghiera, nell’adorazione, nella lode…».
La verità è che si smarrisce quell’atteggiamento di meraviglia e composta gratitudine che dovrebbe avere il fedele e trasformiamo la chiesa in un teatrino molto umano» annota amaramente Tognetti. Per non parlare di ciò che accade dopo la benedizione: «Ci rimango sempre male quando dopo aver detto 'La Messa è finita, andate in pace', l’assemblea si trasforma in un mercato…». O quel che avviene nelle Messe nuziali: «Sono ancora matrimoni o sedute fotografiche?».
Il pensiero di padre Tognetti corre al mistico toscano: «Tutt'altra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso visto piangere, mai applaudire. Il suo atteggiamento nella Messa ci richiamava ad una partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed esserne coinvolti. Vi era un’attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva spesso quel desiderio di Dio che porta a conversione». (Fonte: Avvenire, 19 giugno 2014, Pagina 25)
Carissimi fratelli e sorelle, questo bellissimo articolo deve aiutarci a combattere la terribile azione anti-liturgica dell'applauso in Chiesa. Con carità (e buona educazione) facciamolo presente ai nostri parroci. Papa Benedetto XVI sull'applauso è stato chiaro. Non buttiamo alle ortiche il Magistero Petrino di un grande Pontefice.
Un abbraccio.
Andrea Elia Rovera
Fondatore del Gruppo Cvm Cuneo
La Messa è finita. Nel senso che ormai pare stia andando a farsi benedire l’osservanza delle più elementari norme liturgiche. Che non ci sia più religione in alcune celebrazioni eucaristiche è una questione seria. E padre Serafino Tognetti, monaco e primo successore di don Divo Barsotti alla guida della Comunità dei Figli di Dio, non può fare a meno di rilevarlo in questo provocatorio volumetto. In appendice a un testo denso di stupore per il paradosso del cristianesimo la cui forza si sprigiona nella debolezza («Cercate voi in tutta la letteratura di tutto il mondo, antica e moderna, studiate tutte le religioni del mondo e ditemi se trovate un re-agnello o una divinità che si faccia mite, vittima») ecco alcune osservazioni appassionate sulla realtà sconfortante di certe Messe odierne. Sotto la sua lente finisce quindi l’uso «ultimamente in voga» di applaudire in chiesa.
Il tema non è nuovo. Già Joseph Ratzinger nell’Introduzione allo spirito della liturgia aveva tuonato: «Là, dove irrompe l’applauso per l’opera umana nella liturgia, si è di fronte a un segno sicuro che si è del tutto perduta l’essenza della liturgia e la si è sostituita con una sorta di intrattenimento a sfondo religioso».
Sulla stessa scia padre Tognetti: «Il tempio di Dio non è il luogo degli applausi. Con l’applauso si sposta l’attenzione: si celebra l’uomo al posto di Dio». Non siamo di fronte a un cantante, a un calciatore o a un funambolo del circo, rimarca con ironia l’autore. «Nessuno applaude nel rimirare estasiato un tramonto sull’oceano, o nell’osservare ammirato il volo degli uccelli nel cielo. L’applauso è sempre in relazione agli uomini, quando fanno qualcosa di bello, qualcosa che ci piace». Ma il protagonista per eccellenza della celebrazione è Gesù: "Probabilmente sotto la croce a nessuno venne in mente di applaudire. Nel momento della Resurrezione, poi, non c’era nessuno, e se c’era dormiva (le guardie). E nella Messa non succede la stessa cosa: morte e Resurrezione? La Messa è il Sacrificio di Cristo, non altro, da vivere con timore e tremore, nella preghiera, nell’adorazione, nella lode…».
La verità è che si smarrisce quell’atteggiamento di meraviglia e composta gratitudine che dovrebbe avere il fedele e trasformiamo la chiesa in un teatrino molto umano» annota amaramente Tognetti. Per non parlare di ciò che accade dopo la benedizione: «Ci rimango sempre male quando dopo aver detto 'La Messa è finita, andate in pace', l’assemblea si trasforma in un mercato…». O quel che avviene nelle Messe nuziali: «Sono ancora matrimoni o sedute fotografiche?».
Il pensiero di padre Tognetti corre al mistico toscano: «Tutt'altra cosa era la Messa di don Divo Barsotti. Lo abbiamo spesso visto piangere, mai applaudire. Il suo atteggiamento nella Messa ci richiamava ad una partecipazione commossa e profonda. Era un entrare nel Mistero, ed esserne coinvolti. Vi era un’attenzione a Dio e non all’uomo, da cui ne veniva spesso quel desiderio di Dio che porta a conversione». (Fonte: Avvenire, 19 giugno 2014, Pagina 25)
Carissimi fratelli e sorelle, questo bellissimo articolo deve aiutarci a combattere la terribile azione anti-liturgica dell'applauso in Chiesa. Con carità (e buona educazione) facciamolo presente ai nostri parroci. Papa Benedetto XVI sull'applauso è stato chiaro. Non buttiamo alle ortiche il Magistero Petrino di un grande Pontefice.
Un abbraccio.
Andrea Elia Rovera
Fondatore del Gruppo Cvm Cuneo
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