Carissimi fratelli e sorelle, qualche giorno fa ho scritto al Vescovo di Cuneo e Fossano per informarlo del percorso che sta compiendo il nostro Gruppo di Preghiera "Cristo vive in me" (Gruppo Cvm Cuneo).
Questa mattina mi è arrivata la risposta.
28 maggio 2015
Carissimo Andrea Elia, ho letto con piacere la tua lettera.
Mi congratulo sia per il gruppo di preghiera e sia per la vostra iniziativa missionaria.
Preghiera e missione danno senso e respiro alla nostra pace e vita cristiana.
Insieme a un cordiale saluto a te, a mamma e a tutto il gruppo, invoco la benedizione del Signore sulla tua famiglia e sugli amici.
Con stima i miei saluti sinceri.
+ Giuseppe Cavallotto
Vescovo di Cuneo e Fossano
Nella mia lettera chiesi a Monsignore di benedire il Gruppo (Massimiliano, Paoletta, Loredana, Camillo) e gli amici (Anna Maria, Rita e la loro mamma). La benedizione del mio amato vescovo è arrivata e sono certo che la gioia di chi la riceve sia grande.
Carissimi fratelli e sorelle, prima di congedarmi da voi, vi chiedo la cortesia di pregare per la salute e le intenzioni di mons. Giuseppe Cavallotto. Grazie!
Un abbraccio, Elia.
venerdì 29 maggio 2015
domenica 24 maggio 2015
Diciamo con forza #Noallamafia
Carissimi fratelli e sorelle, quest'oggi ho seguito con molta attenzione le celebrazioni per il 23esimo anniversario della strage di Capaci nella quale persero la vita il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della scorta.
A Palermo questa mattina c'erano più di 40mila giovani che, con la loro presenza, hanno voluto dire no alla mafia.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella era presente e, nel suo lungo discorso, ha detto che "I nomi, i volti, gli esempi di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino sono indissolubilmente legati dal comune impegno e dai valori che hanno testimoniato e dalla coraggiosa battaglia, per legalità e democrazia, che hanno combattuto, affidando a tutti noi il compito di proseguirla".
Come Italiano e come Cattolico sento il dovere di dire il mio No alla mafia ma soprattutto voglio ricordare con affetto tutti i miei amici siciliani che, ogni giorno, onestamente, si ribellano al sistema omertoso della loro terra per costruire una Sicilia più equa, onesta e democratica.
Carissimi fratelli e sorelle, tra questi eroi dei giorni nostri c'è il mio amico Orazio che, figlio di Carabiniere, crede nella legalità, nell'onestà e nell'amicizia come strumento di redenzione della sua terra.
Per favore, nelle vostre preghiere, ricordatevi anche di lui e della sua famiglia perché Gesù ci chiede di "beatificare" gli operatori di pace e di giustizia.
Un abbraccio, Elia.
A Palermo questa mattina c'erano più di 40mila giovani che, con la loro presenza, hanno voluto dire no alla mafia.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella era presente e, nel suo lungo discorso, ha detto che "I nomi, i volti, gli esempi di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino sono indissolubilmente legati dal comune impegno e dai valori che hanno testimoniato e dalla coraggiosa battaglia, per legalità e democrazia, che hanno combattuto, affidando a tutti noi il compito di proseguirla".
Come Italiano e come Cattolico sento il dovere di dire il mio No alla mafia ma soprattutto voglio ricordare con affetto tutti i miei amici siciliani che, ogni giorno, onestamente, si ribellano al sistema omertoso della loro terra per costruire una Sicilia più equa, onesta e democratica.
Carissimi fratelli e sorelle, tra questi eroi dei giorni nostri c'è il mio amico Orazio che, figlio di Carabiniere, crede nella legalità, nell'onestà e nell'amicizia come strumento di redenzione della sua terra.
Per favore, nelle vostre preghiere, ricordatevi anche di lui e della sua famiglia perché Gesù ci chiede di "beatificare" gli operatori di pace e di giustizia.
Un abbraccio, Elia.
venerdì 22 maggio 2015
Riflessione sul peccato
Dal Vangelo secondo Giovanni - Capitolo 8, versetti 21-36
"Di nuovo disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire". Dicevano allora i Giudei: "Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?". E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati".
Gli dissero allora: "Tu, chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo". Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite". A queste sue parole, molti credettero in lui.Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gli risposero: "Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?". Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero".
Carissimi fratelli e sorelle, questo brano evangelico mi ha colpito in modo particolare per la grandezza del messaggio di Gesù.
In un breve "botta e risposta" con i suoi interlocutori Gesù dice che solo in Lui c'è vera libertà e lo fa capire dicendo: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Da queste poche e semplici parole capiamo che dobbiamo leggere la Bibbia per conoscere la Parola. Come possiamo, infatti, essere fedeli a ciò che non conosciamo?
Il Concilio Ecumenico Vaticano II con la "Dei Verbum" ci ha esortati a leggere con assiduità la Parola del Signore perché l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Soprattutto, poi, nella Bibbia ci viene indicato il peccato ed il modo per evitarlo.
Gesù ci vuole discepoli (in cammino verso la santità) e i discepoli non possono peccare perché "chiunque commette peccato è schiavo del peccato".
Carissimi fratelli e sorelle, se vogliamo fare un cammino di autentica santificazione non possiamo cedere al peccato perché il peccato avvicina a Satana ed al suo regno malefico. Siete d'accordo?
Nella speranza che questa mia riflessione vi possa essere d'aiuto vi saluto caramente.
Un abbraccio, Elia.
"Di nuovo disse loro: "Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire". Dicevano allora i Giudei: "Vuole forse uccidersi, dal momento che dice: "Dove vado io, voi non potete venire"?". E diceva loro: "Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati".
Gli dissero allora: "Tu, chi sei?". Gesù disse loro: "Proprio ciò che io vi dico. Molte cose ho da dire di voi, e da giudicare; ma colui che mi ha mandato è veritiero, e le cose che ho udito da lui, le dico al mondo". Non capirono che egli parlava loro del Padre. Disse allora Gesù: "Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite". A queste sue parole, molti credettero in lui.Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: "Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Gli risposero: "Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: "Diventerete liberi"?". Gesù rispose loro: "In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero".
Carissimi fratelli e sorelle, questo brano evangelico mi ha colpito in modo particolare per la grandezza del messaggio di Gesù.
In un breve "botta e risposta" con i suoi interlocutori Gesù dice che solo in Lui c'è vera libertà e lo fa capire dicendo: "Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Da queste poche e semplici parole capiamo che dobbiamo leggere la Bibbia per conoscere la Parola. Come possiamo, infatti, essere fedeli a ciò che non conosciamo?
Il Concilio Ecumenico Vaticano II con la "Dei Verbum" ci ha esortati a leggere con assiduità la Parola del Signore perché l'ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. Soprattutto, poi, nella Bibbia ci viene indicato il peccato ed il modo per evitarlo.
Gesù ci vuole discepoli (in cammino verso la santità) e i discepoli non possono peccare perché "chiunque commette peccato è schiavo del peccato".
Carissimi fratelli e sorelle, se vogliamo fare un cammino di autentica santificazione non possiamo cedere al peccato perché il peccato avvicina a Satana ed al suo regno malefico. Siete d'accordo?
Nella speranza che questa mia riflessione vi possa essere d'aiuto vi saluto caramente.
Un abbraccio, Elia.
mercoledì 20 maggio 2015
La Sindone raccontata da Paolo Barosso
Qui di seguito vi riporto il citato articolo nella speranza che vi faccia il bene che ha fatto a me.
"La Sindone, dal greco sindon, secondo la tradizione il lenzuolo che avvolse il corpo di Cristo dopo la deposizione dalla croce, è considerata da secoli la reliquia più importante della Cristianità. Per chi crede nell’autenticità del Sacro Lino, La Sindone appartiene al novero delle immagini acheropite, non disegnate da mano umana, ma prodottesi per effetto d’una forza soprannaturale. A questa categoria appartengono anche il Mandylion di Edessa, dal greco fazzoletto o asciugamano, che recava l’impronta del volto di Cristo, il velo della Veronica (da alcuni identificato con il Volto Santo di Manoppello in Abruzzo), e il Sudario di Oviedo, che sarebbe stato utilizzato per fasciare la testa di Gesù e che mostrerebbe, secondo recenti studi, parecchi punti di contatto con il volto sindonico.
Il Mandylion, custodito per secoli a Bisanzio, assume rilevanza perché lo studioso Ian Wilson, in contrasto con la tradizione (che vede nell’impronta il volto di Gesù da vivo), lo identifica con la Sindone torinese, basandosi sulle fonti che descrivono una particolare modalità di conservazione del telo di Edessa ripiegato in otto parti (tetradiplòn). Tale ripiegatura sembra incoerente con le dimensioni del Mandylion che, stando alla tradizione, era un semplice fazzoletto. Dunque è verosimile immaginare, secondo Wilson, che il Mandylion non fosse altro che il telo sindonico, piegato in otto parti in maniera tale da rendere visibile solo l’impronta del volto di Gesù. Sul punto, comunque, non vi è certezza perché le vicende della Sindone antecedenti la sua comparsa in Europa, a metà del XIV secolo, sono ricostruibili in modo frammentario ed ipotetico.
Il rapporto tra la Sindone e Casa Savoia affonda le radici nel 1453 quando la nobildonna francese Margherita di Charny, ospite alla corte di Chambéry, ne fece dono ad Anna di Lusignano, figlia del re di Cipro, forse in cambio della riabilitazione di un cugino, François Varembon, condannato dal duca di Savoia alla confisca dei beni e all’esilio. Alla morte di Anna di Cipro, moglie di Ludovico di Savoia, la Sindone passò al marito, e da questi ai suoi discendenti, rimanendo poi alla casata sino a re Umberto II. Secondo la ricostruzione più attendibile, la Sindone sarebbe stata custodita per secoli a Bisanzio, dove al principio del Duecento un cronista franco, Robert de Clari, testimoniò di averla veduta nel monastero delle Blacherne. È probabile che nel sacco di Bisanzio del 1204 la Sindone, insieme con altre reliquie, sia stata trafugata e portata in Occidente, dove compare nel 1353 nelle mani d’un cavaliere francese, Geoffrey di Charny, che fece costruire una chiesa a Lirey, nella Champagne affidando la custodia della reliquia ai canonici. Che la Sindone fosse in suo possesso è attestato da un medaglione votivo ritrovato a bordo Senna nel 1855 e databile verso il 1350, su cui sono incise le arme di Geoffrey di Charny e della moglie, Jeanne de Vergy, con un’immagine della Sindone. Uno Charny comparve anche sul rogo dei capi Templari a Parigi accanto al Gran Maestro dell’ordine, Jacques de Molay, condannato a morte per volere di Filippo il Bello, ed è facile ipotizzare un legame di parentela tra i due, soprattutto tenendo conto della fama acquisita in Terra Santa dai monaci del Tempio come procacciatori e autenticatori di reliquie.
Il passaggio della Sindone ai Savoia fu per la dinastia un momento di grande importanza, soprattutto alla luce del ruolo che il culto delle reliquie acquisì nelle relazioni tra corti europee a cavallo di Cinque e Seicento. La devozione cristiana, per le dinastie regnanti, non era solo fonte di legittimazione del potere, ma anche modus vivendi et operandi, e il prestigio di una casata si considerava direttamente proporzionale sia al numero di santi e beati annoverabili tra gli antenati (non a caso Carlo Emanuele I promosse la causa di canonizzazione di Amedeo IX di Savoia), sia alla quantità e qualità delle reliquie possedute.
Ne derivò un’affannosa ricerca di reliquie compiuta in giro per l’Europa da emissari di principi e regnanti, che le collezionavano riservando appositi spazi nelleWunderkammer, le camere della Meraviglie, allestite sin dal Cinquecento nelle corti occidentali radunando mirabilia, oggetti capaci di suscitare stupore, curiosa, reperti stravaganti e rari, e anche oggetti devozionali. In questo campo i Savoia godettero di un vantaggio competitivo rispetto ad altre dinastie, perché potevano esibire due tra le più importanti reliquie dell’Occidente cristiano: il corpo di San Maurizio, comandante della Legione Tebea martirizzato nel 286 d.C. ad Agaunum nel Vallese svizzero (dove più tardi si fondò la prestigiosa abbazia di Saint Maurice, luogo d’incoronazione dei re burgundi), ora custodito nel Duomo di Torino, e appunto la Sindone.
La Sindone venne trasferita da Chambéry a Torino nel 1578, sia per allontanarla dalle minacce dei calvinisti iconoclasti di Ginevra, sia per avvicinarla alla corte, e qui (prima che si provvedesse a far costruire la celebre cappella guariniana) venne custodita per lungo tempo nel presbiterio della Cattedrale, in uno spazio appositamente allestito per consentire ai Savoia l’accesso diretto alla reliquia senza la mediazione rituale del clero. Ponendo la Sindone nel Duomo, ma isolandola dal contesto, si voleva evidenziare che la reliquia, pur appartenendo all’universo devozionale torinese e dei sudditi sabaudi (su richiesta di Carlo Emanuele I la festività della Sindone, limitata alla Savoia, venne estesa dal 1582 anche ai territori piemontesi), rimaneva di pertinenza della dinastia, segno del favore divino sulla Casata.
I Savoia promossero il culto della Sindone anche all’estero, come strumento di celebrazione dinastica, sia attraverso la divulgazione di testi devozionali come la Sindon Evangelica, collage di scritti sulla reliquia tra cui spicca il poemetto Sindon di Filiberto Pingone, sia autorizzando la produzione di copie del telo sindonico, consacrate e date in omaggio a principi e potenti d’Europa. La pratica si basava su una visione quasi “materica” dell’energia insita nella reliquia, percepita come qualcosa di tangibile in grado di trasferirsi dall’originale alla copia. Sin dal Medioevo si manifestò una ricerca quasi ossessiva del contatto fisico con le reliquie di santi e martiri, come se l’energia mirabile (dynamis) di cui (anche secondo il diritto canonico) sono dotate potesse travasarsi, al semplice tocco, verso il corpo del fedele, producendo effetti terapeutici e protettivi, al confine tra sacralità e magismo.
Si provvide quindi in più occasioni a produrre copie, spesso a grandezza naturale, della Sindone, sovrapponendo poi, durante le Ostensioni, la replica all’originale, in maniera tale che la copia, assorbendo in parte le proprietà magico-sacrali attribuite al telo, divenisse essa stessa reliquia per contatto. Il numero di riproduzioni era limitato, per timore che le energie si disperdessero, compromettendo il prestigio della Sindone, e di queste repliche si trovano esemplari in giro per l’Europa, persino in Québec e in Messico, territorio che appartenne agli Asburgo, noti collezionisti di reliquie". (Fonte: "Il Bicerin")
Carissimi fratelli e sorelle, se non siete ancora andati, quando visiterete la Santa Sindone, pregate anche un po' per me povero peccatore.
Un abbraccio, Andrea Elia Rovera.
martedì 19 maggio 2015
Chiediamo al Signore che mandi monache a Boves!
Carissimi fratelli e sorelle, da oggi martedì 19 maggio a mercoledì 27 maggio a nome del Gruppo di Preghiera "Cristo vive in me" di Cuneo vi chiedo di recitare una Novena al Sacro Cuore di Gesù per chiedere sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves (provincia e Diocesi di Cuneo).
Per unirvi a noi in questo grande atto di carità recitare ogni giorno la seguente orazione:
I. O mio Gesù, che hai detto: «in verità vi dico, chiedete ed otterrete, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto! », ecco che io picchio, io cerco, io chiedo sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
II. O mio Gesù, che hai detto: «in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio, nel mio nome, Egli ve la concederà! », ecco che al Padre tuo, nel tuo nome, io chiedo sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
III. O mio Gesù, che hai detto: «in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai! », ecco che appoggiato all'infallibilità delle tue sante parole io chiedo sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
Preghiera: O Sacro Cuore di Gesù, cui una cosa sola è impossibile, cioé quella di non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell'immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera madre.
San Giuseppe, amico del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi.
Salve Regina.
Carissimi fratelli e sorelle, grazie di cuore per tutto quello che farete. Sono certo che sarete molti.
Un abbraccio.
Andrea Elia Rovera
Per unirvi a noi in questo grande atto di carità recitare ogni giorno la seguente orazione:
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
II. O mio Gesù, che hai detto: «in verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio, nel mio nome, Egli ve la concederà! », ecco che al Padre tuo, nel tuo nome, io chiedo sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
III. O mio Gesù, che hai detto: «in verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai! », ecco che appoggiato all'infallibilità delle tue sante parole io chiedo sante e buone vocazioni al Monastero delle Clarisse di Boves
Padre Nostro, Ave Maria, Gloria.
Sacro Cuore di Gesù, confido e spero in te.
Preghiera: O Sacro Cuore di Gesù, cui una cosa sola è impossibile, cioé quella di non avere compassione degli infelici, abbi pietà di noi miseri peccatori, ed accordaci le grazie che ti domandiamo per mezzo dell'immacolato Cuore di Maria, tua e nostra tenera madre.
San Giuseppe, amico del Sacro Cuore di Gesù, prega per noi.
Salve Regina.
Carissimi fratelli e sorelle, grazie di cuore per tutto quello che farete. Sono certo che sarete molti.
Un abbraccio.
Andrea Elia Rovera
mercoledì 13 maggio 2015
Prima consegna dei tappi in plastica
Carissimi fratelli e sorelle, quest'oggi vi scrivo per dirvi che abbiamo consegnato i tappi raccolti in questo anno.
Pensavamo di venderli ad un centro di raccolta e di spedire il ricavato in Repubblica Centrafricana ma purtroppo non avendocela fatta il nostro Massimiliano, responsabile della raccolta, ha deciso di donare i tappi all'Associazione Casa do Menor Italia Onlus che opera in Brasile.
Il Sacerdote fondatore dell'associazione ci ha scritto una lettera di ringraziamento che vi riporto:
Cuneo, 17 aprile 2015
Oggetto: ringraziamento raccolta tappi.
Massimiliano, la ringrazio a nome di tutti i meninos di Padre Renato Chiera per il suo gesto, che in tutta la sua semplicità è per noi di grande aiuto.
Oggi, la Casa do Menor è una grande mamma che accoglie, recupera, dà vita a tanti bambini e giovani che hanno bisogno di casa, di famiglia, di amore. Questo è possibile grazie all'aiuto di tanti che, come Lei, ci aiutano con fedeltà. Questa opera di salvezza non la realizza la Casa do Menor, la stiamo realizzando insieme. Grazie a questa scelta di condivisione con i più esclusi, abbiamo la possibilità di costruire insieme un mondo migliore.
Grazie per il Suo sostegno, che ci permette di continuare la nostra opera di riscatto di tante vite.
Un caro saluto dal Brasile.
Pe Renato Chiera
Carissimi fratelli e sorelle, in qualità di fondatore del Gruppo Cvm Cuneo mi sembrava giusto riportarvi questa lettera per farvi vedere che quello che abbiamo raccolto lo abbiamo donato a chi si occupa di bambini.
Vi ringrazio di cuore e vi garantisco il mio ricordo nella preghiera del Santo Rosario.
Un abbraccio, Andrea Elia Rovera.
Il Sacerdote fondatore dell'associazione ci ha scritto una lettera di ringraziamento che vi riporto:
Cuneo, 17 aprile 2015
Oggetto: ringraziamento raccolta tappi.
Massimiliano, la ringrazio a nome di tutti i meninos di Padre Renato Chiera per il suo gesto, che in tutta la sua semplicità è per noi di grande aiuto.
Oggi, la Casa do Menor è una grande mamma che accoglie, recupera, dà vita a tanti bambini e giovani che hanno bisogno di casa, di famiglia, di amore. Questo è possibile grazie all'aiuto di tanti che, come Lei, ci aiutano con fedeltà. Questa opera di salvezza non la realizza la Casa do Menor, la stiamo realizzando insieme. Grazie a questa scelta di condivisione con i più esclusi, abbiamo la possibilità di costruire insieme un mondo migliore.
Grazie per il Suo sostegno, che ci permette di continuare la nostra opera di riscatto di tante vite.
Un caro saluto dal Brasile.
Pe Renato Chiera
Carissimi fratelli e sorelle, in qualità di fondatore del Gruppo Cvm Cuneo mi sembrava giusto riportarvi questa lettera per farvi vedere che quello che abbiamo raccolto lo abbiamo donato a chi si occupa di bambini.
Vi ringrazio di cuore e vi garantisco il mio ricordo nella preghiera del Santo Rosario.
Un abbraccio, Andrea Elia Rovera.
venerdì 8 maggio 2015
Siamo in linea con l'insegnamento dei santi
Carissimi fratelli e sorelle, questa mattina facendo la meditazione sono incappato in uno scritto di Don Luigi Orione, fondatore della Piccola Opera della Divina Provvidenza, che dice: "Preparatevi ad essere apostoli di fede, di amore a Dio, al prossimo, alla Madonna, al Papa e alla Chiesa".
Appena ho letto queste parole mi son detto: "il Gruppo Cvm sembra fondato da Don Orione" visto che, quando redigevo lo Statuto, ho voluto che i membri si innamorassero di Dio, aiutassero il prossimo, amassero la Vergine Maria, il Romano Pontefice e la Chiesa Cattolica.
Devo confessarvi che ho sentito una grande pace interiore perché ho pensato che lo Spirito Santo mi ha guidato la mano durante la stesura dello Statuto del Gruppo. Senza saperlo ho deciso di fare un cammino spirituale simile a quello che Don Orione consigliava ai suoi figli spirituali. Che bello!
Carissimi fratelli e sorelle, il nostro Gruppo di Preghiera è piccolo e umile, non vuol essere una novità nella Chiesa Cattolica ma solo e soltanto un gruppo di battezzati che - nel Magistero - desidera far conoscere al mondo il Signore Gesù.
Prima di congedarmi vi chiedo di recitare un'Ave Maria per la guarigione fisica della signora Rosa, mamma di Padre Francesco, Servo dei Poveri.
Un abbraccio, Elia.
Appena ho letto queste parole mi son detto: "il Gruppo Cvm sembra fondato da Don Orione" visto che, quando redigevo lo Statuto, ho voluto che i membri si innamorassero di Dio, aiutassero il prossimo, amassero la Vergine Maria, il Romano Pontefice e la Chiesa Cattolica.
Devo confessarvi che ho sentito una grande pace interiore perché ho pensato che lo Spirito Santo mi ha guidato la mano durante la stesura dello Statuto del Gruppo. Senza saperlo ho deciso di fare un cammino spirituale simile a quello che Don Orione consigliava ai suoi figli spirituali. Che bello!
Carissimi fratelli e sorelle, il nostro Gruppo di Preghiera è piccolo e umile, non vuol essere una novità nella Chiesa Cattolica ma solo e soltanto un gruppo di battezzati che - nel Magistero - desidera far conoscere al mondo il Signore Gesù.
Prima di congedarmi vi chiedo di recitare un'Ave Maria per la guarigione fisica della signora Rosa, mamma di Padre Francesco, Servo dei Poveri.
Un abbraccio, Elia.
martedì 5 maggio 2015
BenedettoXVI ha risposto al nostro Fondatore
Carissimi fratelli e sorelle, il 09 aprile 2015 ho scritto al Papa Emerito Benedetto XVI per chiedergli di pregare per me e per i membri del Gruppo di Preghiera "Cristo vive in me" di Cuneo.
Il Pontefice emerito ha letto e mi ha risposto:
Caro Andrea Elia,
è pervenuta al Pontefice emerito Benedetto XVI la cortese lettera del 9 aprile corrente, con la quale hai espresso sentimenti di filiale ossequio e, comunicando le varie vicende e momenti di prova incontrati nella vita, hai chiesto il sostegno della Sua preghiera.
Sua Santità, grato per il gesto di spontanea confidenza, desidera far giungere una parola di vivo incoraggiamento, esortando a confidare nella Provvidenza divina che, anche quando permette prove dolorose, concede l'aiuto spirituale necessario per affrontarle e, mentre assicura un ricordo nella Celebrazione Eucaristica, ti esorta a continuare nei vari impegni presi nell'apostolato, e ti imparte di cuore una speciale Benedizione Apostolica, volentieri estendendola ai tuoi cari e accompagnandola con un piccolo dono da Lui benedetto.
Anch'io ti saluto cordialmente e ti auguro ogni bene.
Mons. Peter B. Wells
Assessore
Inutile dirvi che questa lettera mi ha riempito di gioia. Il Papa Emerito, che ho sempre amato e sostenuto con la preghiera, mi ha risposto per la seconda volta e mi ha garantito il Suo personale ricordo nella Celebrazione Eucaristica. Importante, poi, che mi ha esortato a perseverare nelle varie opere di Apostolato nelle quali sono impegnato e che ha benedetto anche voi miei amati nella Fede.
Carissimi fratelli e sorelle, ricevere una così bella lettera nel mese dedicato alla Madonna non ha prezzo. Personalmente mi impegno a portarvi nella mia preghiera quotidiana del Santo Rosario ricordando in modo peculiare
Padre Raffaele Di Muro, Assistente internazionale della "Milizia dell'Immacolata",
Padre Lorenzo Paolino Minetti, Domenicano Responsabile del Centro del Rosario di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta,
le Sorelle dell'Istituto Secolare "Missionarie Diocesane di Gesù Sacerdote",
la signora Rosa, mamma di Padre Francesco, Servo dei Poveri,
Padre Adamo e tutta la Comunità Teatina di Roma,
Annamaria, Rita, la loro mamma e la loro nonna,
Ieromonaco Kyriakos Cantore, Oblato di San Basilio e
Monsignor Giuseppe Cavallotto, Vescovo di Cuneo e Fossano.
Prima di salutarvi vi chiedo di pregare per me.
Un abbraccio, Elia.
Il Pontefice emerito ha letto e mi ha risposto:
Caro Andrea Elia,
è pervenuta al Pontefice emerito Benedetto XVI la cortese lettera del 9 aprile corrente, con la quale hai espresso sentimenti di filiale ossequio e, comunicando le varie vicende e momenti di prova incontrati nella vita, hai chiesto il sostegno della Sua preghiera.
Sua Santità, grato per il gesto di spontanea confidenza, desidera far giungere una parola di vivo incoraggiamento, esortando a confidare nella Provvidenza divina che, anche quando permette prove dolorose, concede l'aiuto spirituale necessario per affrontarle e, mentre assicura un ricordo nella Celebrazione Eucaristica, ti esorta a continuare nei vari impegni presi nell'apostolato, e ti imparte di cuore una speciale Benedizione Apostolica, volentieri estendendola ai tuoi cari e accompagnandola con un piccolo dono da Lui benedetto.
Anch'io ti saluto cordialmente e ti auguro ogni bene.
Mons. Peter B. Wells
Assessore
Inutile dirvi che questa lettera mi ha riempito di gioia. Il Papa Emerito, che ho sempre amato e sostenuto con la preghiera, mi ha risposto per la seconda volta e mi ha garantito il Suo personale ricordo nella Celebrazione Eucaristica. Importante, poi, che mi ha esortato a perseverare nelle varie opere di Apostolato nelle quali sono impegnato e che ha benedetto anche voi miei amati nella Fede.
Carissimi fratelli e sorelle, ricevere una così bella lettera nel mese dedicato alla Madonna non ha prezzo. Personalmente mi impegno a portarvi nella mia preghiera quotidiana del Santo Rosario ricordando in modo peculiare
Padre Raffaele Di Muro, Assistente internazionale della "Milizia dell'Immacolata",
Padre Lorenzo Paolino Minetti, Domenicano Responsabile del Centro del Rosario di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta,
le Sorelle dell'Istituto Secolare "Missionarie Diocesane di Gesù Sacerdote",
la signora Rosa, mamma di Padre Francesco, Servo dei Poveri,
Padre Adamo e tutta la Comunità Teatina di Roma,
Annamaria, Rita, la loro mamma e la loro nonna,
Ieromonaco Kyriakos Cantore, Oblato di San Basilio e
Monsignor Giuseppe Cavallotto, Vescovo di Cuneo e Fossano.
Prima di salutarvi vi chiedo di pregare per me.
Un abbraccio, Elia.
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